Giornalismo: dalla carta all’online
Cambia il giornalismo, cambia il modo di scrivere un articolo, cambiano i mezzi di informazione, cambia chi legge e il modo di leggere le notizia (ora sempre più in movimento: sull’autobus, in coda alle Poste).
Se prima il lettore era utente passivo dell’informazione che gli veniva fornita, filtrata e raccontata dalla testata scelta, oggi c’è un ribaltamento dell’approccio.
Non più il contenitore, ma il contenuto.
Ovvero il lettore diventa attivo, sceglie la notizia che vuole leggere, cercando gli approfondimenti, selezionando le fonti, che si mischiano e si sommano. Si è fedeli alla notizia, più che alla fonte.
I giornalisti lavorano sul proprio brand e hanno un personale pubblico (lettori, followers, fan). I giornali devono cogliere il cambiamento e mutare pelle, forma, modo di comunicare.
L’informazione è veloce. Spesso grandi fatti di cronaca sono stati anticipati sui social network, prima che sulle testate ufficiali. Un esempio noto è la morte di Osama Bin Laden, la cui notizia venne data prima su Twitter. I media ufficiali hanno dato l’annuncio solo venti minuti più tardi.
Le notizie passano sulla carta il giorno dopo, magari però attraverso la penna di qualche firma illustre. Reportage e approfondimenti sono lasciati alla carta, che ha sempre fascino, ma non può avere la stessa rapidità dell’informazione che corre online.
Ma se il lettore è saturo di ogni tipo e mezzo di informazione?
Se le fonti sono molteplici, se ci si può facilmente perdere tra quelle a cui dar credito e quelle che hanno meno autorità, come può oggi un giornale, un editore, una testata, continuare a tenere alto e fedele il suo pubblico?
Con un’informazione di qualità, costante, veloce, aggiornata.
Le notizie online
Online gli approfondimenti sono resi possibili da “collegamenti a catena”, link, che consentono di scendere nel dettaglio di notizie, eventi, parole chiave, senza perdere di vista l’argomento principale.
Esistono poi una serie di strumenti tecnologici che consentono di far sì che l’informazione sia tempestiva e di nostro interesse: filtri nei listing di Google News, Rss, newsletter, App della testata attraverso cui possiamo essere costantemente aggiornati.
Il Financial Times ha adottato una strategia interna di “Digital first”. L’ha spiegata il direttore, Lionel Barber, raccontando come nella redazione l’orario di lavoro dei giornalisti è stato anticipato per pubblicare le news prima possibile sul web e sul mobile, meglio se nei momenti di picco di lettura. Ai contenuti da mandare in edicola pensa la sera un piccolo team editoriale, che decide scegliendo tra quanto già pubblicato online. Un completo rovesciamento di prospettiva: il focus non è più sul giornale come manufatto complesso, ma sui singoli articoli, ciascuno dei quali deve essere promosso in modo adeguato, con tecniche seo e di social engagment. Come mai questa svolta? Perché nell’ottobre 2013 gli abbonamenti digitali del Financial Times già superavano di centomila le copie vendute su carta.
Un cambio di passo
per stare al tempo con le abitudini dei lettori in completo mutamento. Bisogna sperimentare, non aver paura della tecnologia, ma anzi usarla al meglio traendone vantaggio.
Giornalisti che devono saper fare foto, video, interagire nei social network. Semplici spettatori che si cimentano nel ruolo di reporter anticipando notizie sui social o fornendo video autoprodotti, caricandoli su YouTube o YouReporter e contribuendo al giornalismo partecipativo.
Perchè l’informazione è sempre più legata a doppio filo alla tecnologia.
Autore: Monia Donati
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